I Monti Sibillini incontrano Trento
Grazie alla cura di Alpes e di Luca Chistè, Trento e il pubblico del Film Festival della Montagna e dell’Esplorazione hanno potuto godere, dal 28 aprile al 7 maggio 2014, di una rassegna realizzata da due importanti fotografi marchigiani, Renato Gatta e Sandro Polzinetti, dedicata ai Monti Sibillini. Il progetto ha preso vita dall’ente organizzatore del Sibillini Live Festival, l’Associazione Operatori Turistici Altonera, impegnata nella promozione e valorizzazione dell’evento di luglio sugli splendidi monti marchigiani. La rassegna è stata ospitata nella suggestive sale sotterranee di proprietà Volksbank (area archeologica di Palazzo Lodron, nell’omonima piazza, in centro a Trento).
Il titolo della rassegna, “Sedendo e mirando. Vagabondi tra lusco e brusco” riprende il titolo del Sibillini Live Festival di luglio ed è emblematico, nella sua accezione popolare, dello stato peculiare che connota la luce nelle ore più tarde del giorno, al crepuscolo, o alle prime avvisaglie dell’alba. Uno stato di rarefazione che, avvicinandosi o allontanandosi dalle tenebre (tra il “lusco” e il “brusco”, appunto), induce alla meditazione e alla contemplazione. Una luce che, come ben sanno i fotografi paesaggisti, è capace di restituire alla materia del mondo tutta l’intrinseca tridimensionalità e profondità di campo.
Riprendiamo di seguito le parole di Luca Chistè, curatore della rassegna, per descrivere il lavoro dei due artisti marchigiani: “La gestione dei contrasti nelle eleganti immagini panoramiche di Renato Gatta, con luci spesso al limite dell’impossibile, oltre a celare la maestria di un grande fotografo, descrive il delicato senso di equilibrio che la natura di questi luoghi è capace di offrire. Da queste immagini traspare un silenzio, fatto di preghiera, laica o cristiana poco importa, che diviene protagonista assoluto di questo racconto costruito con dieci semplici e profonde immagini. Un percorso visivo – estratto da un più articolato e complesso lavoro – che, nato con l’idea di far emergere l’anima di un territorio, finisce per riportarci, con un gioco di rimandi e specchi, alla piacevole scoperta di noi stessi.
Sandro Polzinetti oltre ad essere uno dei più celebri fotografi marchigiani, è anche un ambientalista e un valente alpinista-speleologo (nel corso di un’esplorazione nelle grotte di San Vittore di Genga ha scoperto un reperto di eccezionale rilevanza storica: una statua raffigurante la Venere di Frasassi, risalente al periodo Paleolitico) e porta in dotazione una biografia di pubblicazioni e ricerche sui Monti Sibillini e sul suo meraviglioso Parco – suo un libro fotografico con testi di Folco Quilici - di rilevante qualità documentaria e scientifica.
Le sue immagini, raccontano, con il formato dell’equilibrio – tutte le fotografie proposte in rassegna sono rigorosamente a taglio quadrato – aspetti inediti ed inconsueti di questa peculiare catena montuosa. Le riprese, eseguite con camere analogiche, nella loro descrittiva rigorosità, introducono lo spettatore alla conoscenza degli habitat più rilevanti di questo articolato territorio, soffermandosi, senza mai indulgere ad un esercizio di formale retorica, sulla aspra bellezza degli ambienti incontrati nel proprio cammino. Una fotografia essenziale, nella quale il focus di analisi è fortemente correlato all’idea di descrivere i luoghi incontrati in un percorso che dura, per Polzinetti, quanto la sua stessa longeva esistenza.
Come evento correlato alla rassegna, sabato 3 Maggio (alle ore 18.00) si è svolto un Dialogo sull’osservazione e l’esplorazione, con Franco Michieli e Michele Nardelli.
Coordinati da Cristina Busin, i due ospiti si sono cimentati in una riflessione su due parole chiave: l’esplorazione, che è innanzitutto curiosità ma anche attività necessaria per mettere a fuoco la realtà, e l’osservazione, attività che aumenta la sensibilità delle persone. L’osservazione e l’esplorazione aiutano a renderci più sicuri e ci permettono di essere più critici, di interpretare e soprattutto di ammettere lo sbaglio e tornare indietro. Michieli e Nardelli si sono trovati d’accordo nell’affermare che l’esplorazione non dovrebbe avere nulla a che vedere con il giungere per primi in un luogo, con la conquista. Le azioni di esplorare e di osservare, dovrebbero semmai aiutarci a stringere con il territorio una relazione nuova, concreta, originale, interpretando la realtà come appare a prima vista.